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Come sfruttare i bias cognitivi per creare e condurre presentazioni di successo

di Marta Morandi, UX designer di Excellence Innovation

Il nostro cervello è in grado di elaborare miliardi di dati in pochi secondi e, per poterlo fare, fa affidamento su “scorciatoie mentali”. Queste “scorciatoie”, chiamate “bias cognitivi”, sono strumenti che ci aiutano a processare e dare un senso a tutte le informazioni che abbiamo a disposizione. Soprattutto quando si tratta di prendere decisioni, è impossibile prendere in considerazione tutte le informazioni e i dati esistenti. Per questo, i bias cercano di farci prendere la giusta decisione aiutandoci ad elaborare le informazioni di cui siamo a conoscenza.

Questi strumenti possono essere sfruttati a nostro vantaggio in molte situazioni. In questo articolo vediamo come possono aiutarci quando dobbiamo creare e condurre presentazioni interagendo con un pubblico.

Nei prossimi paragrafi, approfondiamo, quindi, il concetto di “bias cognitivo”, spiegando cos’è e perché è importante riconoscerlo. Presentiamo anche tre tipi di bias che possono farci conoscere importanti aspetti di come funzionano le menti dei nostri interlocutori, dando anche alcuni consigli per sfruttarli a nostro vantaggio.

Cosa sono i bias cognitivi e perché è importante riconoscerli?

La definizione maggiormente utilizzata è stata formulata nei primi anni ‘70 da Amos Tversky e Daniel Kahneman, i padri fondatori della psicologia cognitiva:

“A cognitive bias is people’s systematic but purportedly flawed patterns of responses to judgment and decision problems”. Fonte

In altre parole, il bias cognitivo è un modello di pensiero che il nostro cervello utilizza per accelerare l’elaborazione delle informazioni davanti alle situazioni e ai problemi, in modo da farci percepire velocemente il senso di ciò che ci troviamo di fronte.

Un importante aspetto da non tralasciare è che i bias sono in teoria strumenti molto utili, ma nella pratica possono diventare problematici. Infatti, nella definizione vengono descritti come “purportedly flawed”, cioè “presumibilmente imperfetti”.

Giocando un ruolo fondamentale nell’elaborazione e comprensione delle informazioni, potrebbero talvolta rappresentare per noi un ostacolo nella corretta ricezione di queste informazioni. Essendo scorciatoie che il nostro cervello utilizza, spesso possono condurci a idee o interpretazioni sbagliate di ciò che ci troviamo davanti. Per questo è importante riconoscerli e capire come funzionano.

Un esempio di bias cognitivo, Anchoring bias, è rappresentato nell’immagine qui sotto. Generalmente siamo più disposti a pagare una certa cifra per un prodotto se vediamo che il prezzo precedente era più alto.

Fonte: https://thedecisionlab.com/biases/anchoring-bias

Siamo affetti da questo bias quando facciamo troppo affidamento sulla prima informazione che ci troviamo davanti, tanto da influenzare tutto ciò di cui veniamo a conoscenza dopo. Questo ci porta a non essere oggettivi nelle scelte che prendiamo.

Vediamo ora tre tipi di bias cognitivi, come funzionano e alcuni consigli per sfruttarli per creare presentazioni più efficaci e condurle, tramite anche interazioni con il pubblico che abbiamo di fronte.

Tre tipi di bias cognitivi

1 – Bandwagon Effect
Questo bias cognitivo indica la nostra tendenza a sviluppare una convinzione, non tanto sulla base della sua effettiva veridicità, ma quanto piuttosto in relazione al numero di altre persone che condividono quella stessa convinzione.

Ciò comporta generalmente una bassa creatività nelle attività di gruppo, scarsi processi decisionali dovuti alla troppo alta omogeneità di pensiero e così via.

Il cosiddetto “pensiero di gruppo” del pubblico con cui interagiamo può giocare un ruolo fondamentale durante le presentazioni. Per stimolarlo al meglio ed evitare questo bias cognitivo, ci sono alcuni accorgimenti che si possono seguire:

  • Prestare attenzione ai primi segnali. Se si iniziano a porre domande al pubblico e si ricevono sempre le stesse risposte, questo può essere un chiaro segnale. Per rompere questo schema, occorre cercare di porre domande più controverse, di chiedere di ipotizzare soluzioni immaginando di non avere limiti, ecc.
  • Capire chi è il leader del gruppo. Solitamente, nelle situazioni di gruppo, le persone fanno propria l’idea che va per la maggiore e che viene sponsorizzata dal leader del gruppo. Identificare chi è questa persona e persuaderlo a considerare un altro punto di vista, diverso dal suo, potrebbe essere di aiuto.
  • Fare un sondaggio anonimo. L’anonimità potrebbe far sentire le persone più libere di esprimere la propria opinione, anche se meno popolare. Quando poi si mostrano i risultati al pubblico, molti potrebbero sentirsi più a loro agio nel dire ciò che hanno risposto e difendere la loro posizione davanti agli altri.

2 – Chunking
Le persone tendono a ricordare maggiormente le informazioni se visivamente le vedono raggruppate in categorie. In psicologia cognitiva, il “chunking” si riferisce a pezzi di un set di informazioni che vengono spezzati e raggruppati per creare un insieme che acquisisca maggiore significato. Queste informazioni rielaborate superano i limiti della nostra memoria e vengono ricordate con più facilità.

I consigli che possiamo seguire quando lavoriamo alla struttura e ai contenuti della presentazione riguardano principalmente l’importanza delle gerarchie visive e la relazione tra gli elementi presenti sulla pagina. Alcuni sono:

  • Aggregare principi e insight a seconda del tema che trattano, in modo da non fornire informazioni “sparse” difficili da ricordare, ma sempre guidate da macro-categorie ben chiare.
  • Utilizzare elenchi puntati per i diversi gruppi di elementi,con brevi testi e non più di 5 / 7 punti per elenco.
  • Utilizzare espedienti visivi, ove necessario, per raggruppare meglio gli elementi. Es. inserirli in riquadri diversi, dare un colore diverso al titolo del gruppo, inserire più spazi bianchi o una linea che divida i gruppi, ecc.
  • Rispettare la gerarchia visiva e i diversi “pesi” dei testi, distinguendo in modo chiaro titoli, sottotitoli e titoli e testi dei paragrafi.

3 – Confirmation Bias
Le persone tendono a cercare, interpretare e selezionare le informazioni in un modo che va a confermare e rinforzare le loro credenze preesistenti. Ovviamente, questo comporta ignorare le informazioni che invece le contraddicono. Questo bias funziona sulla base di due meccanismi: l’evitamento delle sfide, che è la riluttanza a scoprire che ci stiamo sbagliando, e la ricerca di rinforzi, cioè il desiderio di scoprire che abbiamo ragione.

Esistono alcuni metodi per ridurre questo bias, che generalmente cercano di contrastare i meccanismi cognitivi alla base:

  • Rendere il confronto con l’altro amichevole, guidato dall’obiettivo comune di trovare la risposta giusta, non dalla difesa delle proprie opinioni. Immaginiamo la situazione in cui ci stiamo confrontando con una persona riguardo ad un particolare tema che stiamo presentando e siamo certi che questa persona stia facendo considerazioni errate a riguardo. Se cerchiamo di contrastarla, dicendo apertamente che si sta sbagliando, è probabile che la persona si metta sulla difensiva e continui a difendere le sue posizioni, anche se è evidente che siano errate. Al contrario, se si dichiara che il nostro intento è discutere in modo amichevole e trovare la verità assieme, non c’è nessun perdente o vincitore e l’altro sarà più disposto a mettere in discussione le sue opinioni.
  • Chiedere di spiegare meglio le proprie opinioni. Si potrebbe anche chiedere ad esempio qual è la propria posizione e su quali evidenze si basa, per indurre l’altro a ragionare in modo più approfondito a riguardo.
  • Chiedere di immaginare motivi per cui la propria posizione potrebbe essere sbagliata. Se la persona con cui interagiamo è più aperta al dialogo, si potrebbe anche fare questo per forzarla a guardare alle proprie posizioni sotto un’altra prospettiva.

Conclusioni

In questo articolo sul concetto di “bias cognitivo”, abbiamo cercato di spiegare cos’è questa particolare scorciatoia che il nostro cervello utilizza e perché è importante riconoscerla. Una delle tante modalità per utilizzarla a nostro favore è quella di sfruttare alcuni tipi di bias per creare e condurre presentazioni efficaci, interagendo con il pubblico che abbiamo di fronte, e raggiungere tramite essi gli obiettivi che ci poniamo.

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Whistleblowing

L’Istituto del “Whistleblowing” è riconosciuto come strumento fondamentale nell’emersione di illeciti; per il suo efficace operare è pero cruciale assicurare una protezione adeguata ed equilibrata ai segnalanti. In tale ottica, al fine di garantire che i soggetti segnalanti siano meglio protetto da ritorsioni e conseguenze negative, e incoraggiare l’utilizzo dello strumento, in Italia è stato approvato il D.Lgs. n.24 del 10 marzo 2023 a recepimento della Direttiva (UE) 2019/1937 riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni.

Il decreto persegue l’obiettivo di rafforzare la tutela giuridica delle persone che segnalano violazioni di disposizioni normative nazionali o europee, che ledono gli interessi e/o l’integrità dell’ente pubblico o privato di appartenenza, e di cui siano venute a conoscenza nello svolgimento dell’attività lavorativa.

Segnalazione

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