di Elisa Monetti, Training Specialist di Excellence Education
La creatività è ormai una delle competenze più richieste al giorno d’oggi.
Alla base del pensiero laterale, del problem solving e della flessibilità, in un mondo dinamico e in continuo cambiamento, la creatività è certamente una capacità “must-have” tra le soft skills.
Ma che cos’è veramente la creatività? Chi sono i nostri punti di riferimento? Quali personaggi ci tornano alla memoria quando sentiamo la parola creatività?
Con creatività si intende la capacità produttiva della ragione o della fantasia. Ecco perché, nell’immaginario comune, i nostri maestri di creatività rimangono gli artisti o al massimo i bambini, i quali riescono ad esprimersi senza il peso dell’esperienza e delle responsabilità.
Figure che, per talento o per anagrafica, difficilmente la maggior parte di noi potrà raggiungere, oppure tornare ad essere.
Ci troviamo allora apparentemente in un vicolo cieco, una situazione “vorrei ma non posso”: vorrei essere una persona creativa, ma non posso permettermi di confrontarmi con artisti di grande fama. Vorrei ritrovare la creatività di quando ero bambino, ma non posso certo tornare indietro nel tempo.
Convinzioni più comuni di quanto pensiamo, che meritano di essere smentite!
1. La creatività è un processo non un prodotto
Consideriamo una qualsiasi opera d’arte famosa, ad esempio la volta della Cappella Sistina, è certamente un esercizio di straordinaria creatività, oltre che di perizia tecnica.
Ma non è nell’affresco finale che si racchiude tutta la creatività di Michelangelo, questo infatti tiene conto dell’intero processo di realizzazione: dalla capacità di immaginare la suddivisione degli spazi alle modalità ingegnose di realizzazione degli affreschi.
Un concatenarsi di azioni, tentativi, sbagli e correzioni che, hanno portato alla luce il capolavoro che noi tutti oggi conosciamo.
Non tutti i processi creativi finiscono per generare opere d’arte, ma non sono per questo meno degni di nota; semplicemente guardandoci intorno possiamo contare infiniti oggetti nati dalla creatività: dai più sofisticati device tecnologici, alle semplici posate che usiamo ogni giorno per mangiare.
Tutte soluzioni immaginate da qualcuno per risolvere i problemi sono invenzioni. E ogni invenzione è il frutto di un processo creativo.
La caratteristica più straordinaria delle invenzioni è che possono assumere qualsiasi forma (oggetti, processi, idee) e qualsiasi dimensione (straordinarie invenzioni che risolvono da sole enormi situazioni o minuscole idee capaci di intervenire su piccolissimi dettagli).
Immaginata in questi versi la creatività perde ogni connotazione elitaria e assume una proporzione decisamente più familiare: Yes, you can.
2. Ci vuole più pratica che teoria
Abbiamo appena visto che essere creativi significa “semplicemente” inventare qualcosa di nuovo, ma come si impara a inventare?
Si tratta di un esercizio che si perfeziona più con la pratica che con la teoria.
Siamo culturalmente più portati a ragionare con la “mente logica”, quella che si basa su principi noti, percepisce il mondo secondo categorie conosciute e considera l’ignoto come errato e spaventoso.
Per essere creativi, per inventare, occorre invece seguire la “mente artistica”, disordinata, curiosa e creatrice.
Una mente tipicamente meno allenata, specialmente in età adulta, e che è utile sollecitare tenendo conto di alcuni importanti accorgimenti:
- Sperimenta in una zona di comfort. Non occorre misurarsi subito con problemi massicci e di grossa responsabilità. Meglio iniziare con piccoli esercizi: trovare una strada più piacevole per andare al lavoro, scrivere i propri pensieri in un diario personale, …
- Non giudicarti. Il primo nemico della creatività è il sentimento di autocritica e autocensura: per allenare efficacemente la “mente artistica” occorre evitare che questi ci blocchino e concedersi la possibilità di sbagliare, di essere buffi, ecc.
- Conserva i prototipi. Abbiamo appurato che la creatività è un processo e non un prodotto, per allenarla in modo efficace è fondamentale tenere memoria di tutte le sue fasi, il percorso è il vero esercizio; più percorsi semplici si costruiscono, più saremo pronti ad affrontare e risolvere quelli complessi.
3. Non si lavora da soli
Allenare la creatività non è un percorso solitario.
Come ogni grande artista deve la sua fama a tanti maestri, così ciascuno di noi può sfruttare i propri:
- Trai ispirazione dalla vita quotidiana. Dalle persone, dalle situazioni, dai libri e, perché no, anche dalle opere d’arte tanto geniali da finire nei musei.
- Condividi le idee. Non ci si allontana troppo dal trarre ispirazione ma, in questo caso, si lavora focalizzati sul proprio obiettivo. Le opinioni altrui forniscono sempre ottimi spunti: ogni feedback è un qualcosa in più. Più se ne hanno, più i processi creativi diventano interessanti, avventurosi e ricchi si spunti.
- Condividi il fallimento. Fallire è un momento critico per ogni processo creativo: è il momento in cui tipicamente ci si chiede se ne valga la pena. Condividere un fallimento ha lo stesso effetto di soffiare sulla brace: rinvigorisce la fiamma che, da lì, può ricominciare ad essere alimentata.
Non ci troviamo, dunque, in una situazione “vorrei ma non posso”. Al contrario, noi “vogliamo E possiamo”: tutti noi siamo posizionati lungo un percorso la cui direzione dipende esclusivamente da noi, l’unica cosa che ci è chiesta di fare è continuare a camminare, proprio come farebbe un vero creativo.