di Elisa Monetti, Training Specialist di Excellence Education
Riuscire a gestire le proprie abitudini, incentivare quelle buone e interrompere quelle cattive, è un desiderio piuttosto comune che, tuttavia, finisce spesso per scontrarsi con un arrendevole: “Ci ho provato, ma è più forte di me…” Si tratta di uno schema ricorrente che, con ogni probabilità, ciascuno di noi ha sperimentato almeno una volta nella vita.
Gli studi dimostrano che, in media, il 43% delle nostre azioni quotidiane è svolto per abitudine, indipendentemente da sesso o età. Questo significa che trascorriamo quasi la metà della nostra giornata ad agire “col pilota automatico”.
Si tratta a tutti gli effetti di una modalità di risparmio energetico messa in atto dal nostro cervello con l’obiettivo di concentrare le proprie energie su quelle azioni e decisioni, più faticose, che è chiamato ogni giorno ad affrontare.
Ma cosa accadrebbe se, invece che subirla, imparassimo a sfruttare la forza delle abitudini?
Perché questo accada è necessario imparare qualche trucco utile a pilotare le nostre abitudini verso obiettivi coscientemente prestabiliti.
La prima, fondamentale, regola da ricordare in questo esercizio è: lavorare con le abitudini non è (solo) forza di volontà. In questo caso “volere” non è abbastanza per “potere”.
I comportamenti abitudinari, buoni e cattivi, sono creati da una parte semi-nascosta e non completamente consapevole del nostro cervello, pensare di forzarla per rendere coscienti le nostre azioni automatiche si risolverebbe in un inefficiente dispendio di energie.
Ciò che possiamo fare è agire sugli elementi che ci portano a costruire le abitudini, organizzare, per così dire, la mise en place.
Vediamo nel dettaglio ciascuno di questi elementi.
- Il contesto
Si tratta della forza esterna più potente nel controllare i nostri comportamenti.
Le abitudini si muovono nel contesto cercando la strada più breve e meno ostacolata, ovvero quella priva di elementi di friction.
Il nostro intervento sul contesto dev’essere dunque mirato a rendere più comode e immediate le azioni che vorremmo diventassero buone abitudini, ostacolando invece le cattive.
Questo, nella pratica, si risolve nell’organizzarsi per avere a portata di mano e a colpo d’occhio ciò che desideriamo sia la nostra prima e automatica scelta.
- Le ripetizioni
Nonostante il parere popolare, non esiste un numero fisso di ripetizioni perché un’azione diventi un’abitudine, ma questo non significa che ripetere i gesti non sia importante, al contrario, è essenziale.
Occorre però tenere conto di alcuni accorgimenti.
- Per cominciare bisogna essere motivati sia internamente, ovvero avere una base di forza di volontà, che esternamente, preparare il contesto.
- “Saltare un giorno” non è motivo di fallimento dell’intero percorso, al contrario può essere un’occasione per affinare il processo.
- Risulta più semplice lavorare su comportamenti semplici piuttosto che complessi, può quindi risultare utile provare a dividere questi ultimi in azioni elementari da automatizzare un po’ per volta.
- Le ricompense
Si tratta di un elemento chiave specialmente nelle prime fasi del processo per instaurare una nuova abitudine: poiché, agli inizi, risulterà sicuramente stancante ripetere sempre uno stesso comportamento è necessario che vi sia una qualche soddisfazione nel farlo.
Non tutte le ricompense però valgono allo stesso modo, alcune infatti si dimostrano più utili si altre:
- Le ricompense piccole e ricorrenti funzionano meglio di quelle grosse ma uniche
- Ricompense negative spesso non sono utili a generare atteggiamenti durevoli
- Meglio le ricompense siano inattesa, l’incertezza ci spinge ad aumentare il numero di tentativi
Imparare a sfruttare la forza delle abitudini instaurandone di positive e cambiando le negative è un esercizio utile non solo al raggiungimento di un migliore stile di vita in generale, ma anche a stimolare creatività e spirito d’adattamento, tutte ottime qualità per abitare al meglio un mondo in continuo cambiamento.
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