Gianluca Zanini, Partner di Excellence Consulting, per Insurance Trade
Il talento è un processo creativo che ha bisogno di maestri per essere alimentato e di tanto coraggio.
E così il mentor assume come mai prima un ruolo centrale nelle organizzazioni: sono fonte di consigli e ispirazione, figure impegnate a migliorare costantemente le loro azioni e di riflesso quelle della comunità con cui entrano in contatto. Il loro valore aumenta nell’era digitale: in precedenza il potere del mentor era limitato alle persone che poteva incontrare nei vari faccia a faccia, ma ora la sua influenza è esponenzialmente maggiore grazie all’utilizzo di quelle tecnologie che permettono il rapido diffondersi della conoscenza. Per un processo di crescita continua, di innovazione, soprattutto per le assicurazioni, devono essere banditi i battitori liberi a scapito di quei fuoriclasse che sanno giocare in squadra, persone che sanno indicare una via spesse volte ancora non battuta.
E quindi chi sono questi mentor? Dei supereroi?
Possono essere chiunque in azienda ma hanno caratteristiche, talenti, ben precisi: amano la condivisione, sono umili ma sono profondamente preparati, insegnano il processo di feedback e hanno un’innata capacità di trovare il talento nelle persone e farlo conoscere alle persone stesse che molte volte ne sono inconsapevoli.
Ma per sviluppare al meglio il proprio talento non basta avere la fortuna di trovare sulla propria strada mentor di
valore, per esaltare quello che definisco talento condiviso, di squadra è necessario trovarsi negli ambienti giusti con le persone giuste. Il contesto in cui si nasce e si cresce determina chi sei e cosa fai, ma il talento passa, e si esalta, dalla capacità di entrare in relazione con gli altri. È il capitale umano non quello economico che fa la differenza.
Michelangelo aveva un senso visivo straordinario, ma lo affinò lavorando prima a Firenze poi a Roma; tutto quel talento sarebbe stato sprecato se fosse nato qualche secolo prima in un ambiente completamente diverso.
L’ambiente giusto ti dà persone da cui imparare, un senso di importanza del tuo lavoro, utili complicità e una rete di alleanze. Non sorprende che il successo, l’innovazione, sia così concentrato nel tempo e nello spazio: ciò vale per Firenze e Venezia in epoca rinascimentale, per la musica classica in Germania, per la Silicon Valley in California. In questi modelli i talenti non sono solitari, ma si rafforzano insieme agli altri, trasformando le organizzazioni in realtà aperte e plurali. I campioni veri e anticonformisti sono quelli che sanno giocare in squadra.
Come detto, oggi è possibile scalare la conoscenza e quindi imparare molto più di prima grazie alle tecnologie digitali. Il mondo ha molte più possibilità di generare confronto e consapevolezza.
La chiave è racchiusa nella gestione del flusso di informazioni: per compiere grandi cose, grandi opere, hai bisogno del confronto con gli altri.
È la teoria dei piccoli gruppi: l’intera storia dell’uomo contemporaneo è plasmata grazie a network più piccoli che lavorano insieme. Il lavoro prima confinato nell’orario di ufficio si espande e straborda dal proprio perimetro; si va oltre le etichette di un cartellino da timbrare, ormai anche al solo pensiero così desueto, riscrivendo il nostro modo di lavorare in questo nuovo tempo liquido.
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