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Competenze del futuro: strategie per una formazione efficace

di Mario Morelli, CEO di Excellence Education

Il mondo del lavoro attraversa una fase di continuo mutamento che, specialmente negli ultimi due anni, ha vissuto un periodo di grande crisi che ha richiesto notevoli capacità di adattamento e resilienza. In tale quadro, alcuni megatrend meritano particolare attenzione.

  • Il cambiamento dei modelli lavorativi. La digitalizzazione e interconnessione, l’ingresso nel mondo del lavoro delle nuove generazioni altamente digitalizzate e la progressiva uscita delle vecchie generazioni cambieranno le forme di impiego, i modelli di carriera e le strutture organizzative. L’automazione e altre tecnologie hanno il potenziale di sostituire sia le attività routinarie sia quelle a elevata capacità cognitiva.
  • La diversificazione dei processi di apprendimento e istruzione. Le nuove generazioni, influenzate dall’iperconnessione e dalle nuove tecnologie, stanno sviluppando nuovi bisogni educativi e modelli di fruizione dell’istruzione e della formazione. Le innovazioni nelle scienze cognitive, la disponibilità di informazioni, i nuovi approcci educativi e l’enfasi sui processi di apprendimento lifelong diversificheranno gli interessi e le modalità di apprendimento. La relazione apprendimento-scuola tenderà a indebolirsi con un aumento delle forme di apprendimento informali.

In questo contesto si pone in primo piano la riflessione su quali saranno le competenze utili a cavalcare il cambiamento e, soprattutto, in che modo sarà possibile acquisirle per chi già opera nel mondo del lavoro.

I più recenti studi in materia hanno dimostrato che acquisiscono sempre più importanza alcune competenze trasversali dette “fondamentali” che andranno progressivamente ad arricchire il set di ciascuna professione.

Tra queste spiccano per importanza: apprendimento e ascolto attivi, abilità sociali (come adattabilità e comprensione degli altri) e capacità di risolvere problemi complessi.

Le competenze relazionali e personali sono quindi il fondamento del mondo del lavoro di domani.

Se inquadriamo queste skill nel contesto vario e mutevole precedentemente descritto appare evidente la grande sfida del mondo del lavoro: progettare modalità di intervento innovative per consentire il rinforzo di queste competenze spesso complesse da misurare.

Esistono tuttavia alcune strategie utili affinché un training, focalizzato su competenze relazionali e personali, sia efficace; queste riguardano più il modo in cui la formazione viene percepita che il modo in cui, di fatto, viene erogata e insistono su tre punti particolari, vediamoli nel dettaglio.

  1. L’importanza dell’apprendimento autodeterminato

L’apprendimento autodeterminato prevede che il discente ricopra un ruolo attivo nella propria formazione, ricerchi e sperimenti i contenuti del training per poi applicarli nella propria attività.

Si passa, sostanzialmente, dal “Devo seguire questo corso” al “Voglio seguire questo corso”.

Gli elementi cardine di tale apprendimento sono:

  • l’autonomia: non deve mancare la percezione di aver padronanza delle proprie scelte offrendo, per esempio, la possibilità al discente di costruire da solo il proprio learning path;
  • relazione: deve potersi manifestare il desiderio di interagire con gli altri, contribuire insieme alla creazione di qualcosa di più grande del “sé”;
  • competenza: occorre proporre percorsi all’interno proporzionati al livello di base di competenza dei discenti; una buona strategia per facilitare da subito l’acquisizione di tale competenza è permettere che i contenuti siano immediatamente applicabili alla vita di tutti i giorni.

2. L’importanza della motivazione

Esistono due tipologie di motivazione: estrinseca e intrinseca.

La prima è determinata da ricompense e/o punizioni esterne, la seconda coinvolge invece l’io interiore. La ricompensa, in quest’ultimo caso, proviene dall’interno e può manifestarsi in sentimenti di gioia, soddisfazione e orgoglio.

Queste tipologie di motivazione possono agire contemporaneamente ma, è dimostrato, quella tra le due più potente è quella intrinseca.

Sfruttarla in un percorso di formazione non è tuttavia immediato, anzi, è una questione piuttosto delicata e soggettiva in cui però esistono alcuni trucchi efficaci:

  • incorporare challenge sufficientemente sfidanti ma mai impossibili;
  • suscitare curiosità con uno storytelling ben studiato;
  • utilizzare ragionamenti induttivi, partire dai particolari per spronare i discenti a utilizzare il proprio pensiero critico per giungere ai concetti generali;
  • chiarire da principio gli obiettivi per fissare giuste aspettative nei discenti;
  • creare un contesto in cui il fallimento sia un incoraggiamento piuttosto che una colpa.

3. L’importanza della collaborative learning culture

L’ambiente, inteso come insieme di persone, ha un ruolo strategico nell’efficacia della formazione.

Il collaborative learning sfrutta i gruppi di persone per valorizzare l’apprendimento lavorando insieme. Il gruppo lavora insieme per imparare nuove abilità e concetti, risolvere problemi e completare i compiti.

Si tratta di una strategia che incoraggia i dipendenti ad ascoltare i punti di vista degli altri, articolarli e ottenere una comprensione più completa come gruppo.

Per creare una collaborative learning culture in un’azienda e poterne sfruttare i benefici occorre:

  • parlare con i propri dipendenti per comprenderne le reali necessità sperimentate tutti i giorni;
  • creare opportunità di training cross-funzioni, ovvero chiamare a lavorare allo stesso tavolo persone diverse con mansioni e punti di vista diversi;
  • dedicare tempo e spazio all’apprendimento tra pari dando a tutti l’opportunità di condividere dubbi e knowhow;
  • permettere ai profili più senior di svolgere un ruolo di mentori per guidare i più junior;
  • riconoscere i contributi di tutti dando visibilità a tutte le idee che portano valore.

Quest’ultimo punto è particolarmente importante. Nelle aziende dov’è diffusa una collaborative learning culture le persone, come prima cosa, imparano a imparare (learning to learn) ottenendo numerosi benefici: maggiore capacità di innovare, condivisione di conoscenze, spiccato problem solving, più forte senso di comunità e, soprattutto, maggiore efficienza.

Whistleblowing

L’Istituto del “Whistleblowing” è riconosciuto come strumento fondamentale nell’emersione di illeciti; per il suo efficace operare è pero cruciale assicurare una protezione adeguata ed equilibrata ai segnalanti. In tale ottica, al fine di garantire che i soggetti segnalanti siano meglio protetto da ritorsioni e conseguenze negative, e incoraggiare l’utilizzo dello strumento, in Italia è stato approvato il D.Lgs. n.24 del 10 marzo 2023 a recepimento della Direttiva (UE) 2019/1937 riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni.

Il decreto persegue l’obiettivo di rafforzare la tutela giuridica delle persone che segnalano violazioni di disposizioni normative nazionali o europee, che ledono gli interessi e/o l’integrità dell’ente pubblico o privato di appartenenza, e di cui siano venute a conoscenza nello svolgimento dell’attività lavorativa.

Segnalazione

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