di Andrea Casole, Training Specialist di Excellence Education
La tecnologia della blockchain in realtà non è stata inventata per le criptovalute. A idearla nel 1991 sono stati due ricercatori americani, che l’avevano inizialmente pensata per vidimare i documenti digitali in modo che non fosse possibile retrodatarli o manometterli, una sorta di notaio digitale.
Per i primi 20 anni dalla sua invenzione, tuttavia, la tecnologia rimane inutilizzata; solo nel 2008, un’entità ignota conosciuta come Satoshi Nakamoto decide di sfruttarla per creare la prima valuta digitale nella storia: il Bitcoin. Nel whitepaper (documento di presentazione del progetto) di Bitcoin è spiegato nel dettaglio l’intenzione di Nakamoto di utilizzare la blockchain per supportare la sua idea di sistema finanziario parallelo al tradizionale, guidato appunto dalla sua creazione, il Bitcoin.
Ma come funziona la blockchain?
Si tratta, in estrema sintesi, di una sorta di archivio digitale condiviso e decentralizzato, consultabile da chiunque faccia parte della rete. Proprio per questa ragione, una volta che delle informazioni vengono registrate all’interno della blockchain sono molto difficili da modificare.
Una blockchain è letteralmente una catena di blocchi contenenti informazioni. Ogni blocco della catena contiene fondamentalmente tre elementi:
- Il primo elemento sono i dati che vengono memorizzati in quel blocco. Il tipo di dati contenuti nel blocco dipende dal tipo di blockchain. La blockchain di bitcoin, ad esempio, memorizza qui i dettagli di una transazione come: mittente, destinatario e la quantità di bitcoin che viene scambiata.
- Il secondo elemento è il cosiddetto “hash” una stringa di numeri e lettere che identifica quel blocco e il suo contenuto e che è sempre unica, come fosse un’impronta digitale. Ogni volta che viene creato un nuovo blocco viene calcolato un nuovo hash, unico e specifico per quel blocco, e se qualche dato all’interno del blocco cambia, anche l’hash cambierà.
- Il terzo elemento è l’hash del blocco precedente ed è proprio la sua presenza all’interno di ogni blocco a dare origine alla catena, ed è questo ciò che rende la blockchain così sicura.
Oggi le blockchain vengono principalmente utilizzate per registrare transazioni di criptovalute, ma possono essere sfruttate e adattate per conservare in sicurezza qualsiasi tipo di dato, che si tratti di memorizzare contratti digitali – i cosiddetti smart contract – cartelle cliniche o addirittura per la creazione di opere d’arte digitali firmate come i cosiddetti “non-fungible token” o NFT.
Proviamo ad ipotizzare due possibili applicazioni della blockchain che potrebbero rivoluzionare il nostro modo di vivere alcune situazioni quotidiane.
Il primo esempio è l’applicazione in ambito di identità digitale. Negli ultimi anni si è presa una direzione evidente nella digitalizzazione dell’identità, a partire dalla creazione dello SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale). Attraverso questo sistema è oggi possibile accedere ai nostri dati presso le istituzioni pubbliche, in modo da accedere ad informazioni che un tempo era possibile ottenere solamente fisicamente. Se ipotizzassimo un sistema SPID legato alla blockchain, sarebbe possibile avere un documento digitale unico di identità registrato sulla rete, senza la necessità di avere credenziali cartacee ma soprattutto al sicuro da ogni tipo di manomissione o furto d’identità.
La seconda applicazione ipotetica è legata al mondo delle automobili. Infatti, in un mondo in cui si va sempre più verso auto elettriche, è possibile prevedere come l’utilizzo di blockchain potrebbe creare un registro unico su cui memorizzare la vita dei nostri veicoli. Nel dettaglio, sulla blockchain potrebbe essere presente il chilometraggio del mezzo, tutti gli interventi di manutenzione, lo stato diagnostico e qualsiasi altra informazione necessaria a identificare il veicolo ed il suo possessore. Questo ovviamente preverrebbe ogni tipo di situazione fraudolenta legata alla manomissione di informazioni.
Per concludere, è importante comprendere che i campi di utilizzo della blockchain non sono limitati alle criptovalute o comunque meramente legati al mondo della DeFi (Decentralized Finance), bensì possano rivoluzionare profondamente molti dei processi che oggi prevedono delle falle informative o di sicurezza. È per questo motivo che negli ultimi anni il focus di sempre più percorsi accademici sta diventando lo studio e lo sviluppo di blockchain, orientamento necessario per la creazione di quelle applicazioni concrete che rivoluzioneranno il mondo al pari di quanto fatto con l’introduzione del Web negli anni ’90.
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