Sul numero del magazine Investire attualmente in edicola viene pubblicato l’articolo intitolato “Banche, la festa è finita? Non per chi cambierà in fretta”, in cui raccoglie le dichiarazioni di diversi esperti tra cui anche il CEO del Gruppo Excellence Maurizio Primanni.
Per i bilanci bancari è un periodo propizio. Dopo oltre un decennio, le banche centrali hanno ripreso ad alzare il costo del denaro per contrastare l’inflazione. Storicamente circa il 60% dei ricavi delle banche proviene dal margine di interesse. Ossia la differenza tra quello che gli istituti pagano ai depositanti e gli interessi che chiedono per erogare prestiti. Più i tassi ufficiali salgono più questa differenza cresce e con essa i guadagni. Unicredit, Deutsche Bank, Ubs, Hsbc, Barclays, Santander hanno presentato trimestrali che hanno sorpreso in positivo gli analisti. Con 1,6 miliardi di euro di utili prima delle tasse Deutsche Bank, istituto che ha avuto un decennio piuttosto turbolento, ha messo a segno il miglior risultato da prima della crisi del 2008. Non hanno partecipato alla festa Credit Suisse e Mps che però fanno storia a sé. L’istituto elvetico è alle prese con un complicato piano di ristrutturazione dopo il coinvolgimento nei crac di Archegos e di Greensill.
Lo scorso 2 ottobre, dopo un tam tam amplificato dai social su presunte gravi difficoltà della banca, diversi clienti hanno ritirato i fondi. Secondo quanto ricostruito da Reuters l’esodo di capitali ha temporaneamente spinto gli indicatori di liquidità al di sotto dei limiti regolamentari. La banca è stata poi costretta a lanciare una ricapitalizzazione molto diluitiva da 4 miliardi di euro (finanziata per lo più da investitori mediorientali) e ha preannunciato che, per un po’, di dividendi non se ne vedranno. Il gruppo tornerà alle origini, concentrandosi sull’ amministrazione dei patrimoni di clienti molto facoltosi. Quanto a Mps l’ennesimo aumento di capitale ha di fatto azzerato il valore delle vecchie azioni. Chi compra lo fa a prezzi stracciati, scommettendo su una futura aggregazione o su una ripresa della redditività della banca che potrebbe essere agevolata dal nuovo contesto monetario. Il rialzo dei tassi significa però anche altro. Si riduce il valore dei titoli di Stato e delle obbligazioni societarie già in circolazione e questo ha un impatto sui bilanci delle banche che hanno questi asset in portafoglio. In una prospettiva più a lungo termine, condizioni creditizie più stingenti mettono in difficoltà le aziende che potrebbero faticare più di prima a pagare interessi e rimborsi dei prestiti bancari. Dunque un peggioramento dei crediti deteriorati che costringe le banche a mettere più soldi da parte per far fronte a eventuali insolvenze e quindi perdite. A maggior ragione se dovesse concretizzarsi quello scenario recessivo che alcune previsioni preconizzano in particolare per Germania ed Italia.
Secondo Maurizio Primanni, fondatore di Excellence Consulting, ogni volta che si verifica un cambiamento il livello di rischio tende ad aumentare. «Le banche», spiega Primanni, «in questi anni hanno adottato una strategia basata su uno scenario di tassi a zero o negativi. Gli investimenti si sono focalizzati sul digitale per ridurre i costi e sullo sviluppo dei proventi da commissioni. La discontinuità rispetto al passato è netta e rapida e questo rischia di impattare su organizzazioni sbilanciate verso un diverso modello di business». Mancano per esempio prodotti per la gestione delle liquidità, l’offerta è modesta a fronte di una domanda che potrebbe crescere rapidamente. A maggior ragione se la Bce dovesse “chiudere” le sue operazioni Tltro che per anni hanno messo a disposizione delle banche liquidità gratis. Primanni concorda sull’invito alla prudenza ma nel medio periodo ritiene che le prospettive non siano negative: «La stretta monetaria potrebbe esaurirsi in tempi relativamente brevi dando forma ad uno scenario più equilibrato in cui le banche possono lavorare sui margini di interesse senza stravolgere l’impostazione attuale.»
LEGGI ANCHE — Banche, in fumo 12 miliardi. Ma le commissioni salgono