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L’accessibilità digitale: leva strategica per le aziende B2B

di Erminia Spada e Federica Berbenni, rispettivamente UI Designer e UX Designer in Excellence Innovation

In un contesto digitale sempre più competitivo, l’accessibilità si sta affermando come una necessità, anche per le aziende B2B. Non si tratta solo di un adempimento normativo: è un fattore chiave che può determinare il successo di un prodotto o servizio digitale sul mercato.

Adottare criteri di accessibilità significa progettare e sviluppare soluzioni digitali fruibili da tutte le persone, indipendentemente dalle loro abilità. Riprendendo la definizione dell’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale), l’accessibilità digitale è “la capacità dei sistemi informatici, come siti web e app, di fornire servizi e informazioni utilizzabili da chiunque e in ogni situazione”

In altre parole, tutto ciò che è pensato, sviluppato e distribuito in formato digitale dovrebbe poter essere utilizzato in modo pieno, efficace e autonomo da tutte le persone, a prescindere dalle proprie condizioni fisiche, sensoriali o cognitive.
Nel mondo B2B, questo significa garantire che dipendenti, clienti o partner possano interagire senza barriere con piattaforme e strumenti aziendali. Un’interfaccia non accessibile può infatti diventare un ostacolo concreto per l’operatività, la collaborazione o la soddisfazione dell’utente.

Quadro normativo
Il quadro normativo rappresenta uno dei principali motori dell’adozione dell’accessibilità digitale e negli anni le normative sono diventate sempre più stringenti.
In Italia, i primi obblighi risalgono al 2004 con la Legge Stanca, che ha introdotto l’obbligo di accessibilità per i siti della Pubblica Amministrazione. Da allora, il tema ha assunto sempre più rilevanza, portando alla definizione di riferimenti europei come la Direttiva UE 2016/2102 e, a livello nazionale, alle Linee Guida AgID sull’Accessibilità degli strumenti informatici.

Nel settore privato, un punto di svolta è stato poi il Decreto Semplificazioni (DL 76/2020), che ha esteso alcuni obblighi della Legge 4/2004 anche a soggetti privati.
Ma è con lo European Accessibility Act (Direttiva UE 2019/882), in vigore dal 28 giugno 2025, che si compie un vero cambio di paradigma: la normativa punta a uniformare i requisiti di accessibilità in tutta l’Unione Europea, includendo una gamma molto più ampia di prodotti e servizi digitali, anche al di fuori della sfera pubblica. A supporto di questa normativa, le WACG (Web Content Accessibility Guidelines) sviluppate dal W3C, rappresentano lo standard tecnico di riferimento.
Le WCAG si basano su quattro principi fondamentali, percepibile, utilizzabile, comprensibile e robusto e si articolano in 12 linee guida operative, che forniscono indicazioni pratiche per rendere contenuti e servizi digitali accessibili a tutti gli utenti, indipendentemente dalle loro capacità o dispositivi utilizzati.

5 motivi per cui investire in prodotti B2B inclusivi: i benefici per l’azienda
Progettare in modo accessibile, evitando di limitarsi a rispettare un obbligo normativo, permette di raggiungere un pubblico più ampio, migliorare l’esperienza utente per tutti e rafforzare la reputazione del brand come attento, inclusivo e innovativo, costituendo dei benefici per l’azienda. Analizziamone alcuni di seguito.

1. Allargamento del mercato potenziale
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre 1 miliardo di persone nel mondo vive con una forma di disabilità. Rendere prodotti, servizi e piattaforme digitali accessibili consente di includere una fascia più ampia di utenti, tra cui persone con disabilità, ma anche realtà partner o clienti con esigenze specifiche legate a contesti lavorativi diversi.

2. Miglioramento dell’esperienza utente per tutti
Molti principi di accessibilità, come la chiarezza del layout o la consistenza dei componenti UI, coincidono con quelli di una buona user experience.
Proviamo a pensarci: i video sottotitolati a cui ormai siamo abituati nascono per le persone non udenti, ma tornano utili a chiunque voglia seguire un video in un ambiente rumoroso o affollato. Allo stesso modo, l’uso di un testo ben contrastato ed icone nitide sono essenziali per persone ipovedenti, ma garantiscono leggibilità anche a chi normalmente non ha problemi visivi in piena luce solare o in condizioni di scarsa visibilità.

3. Riduzione dei rischi legali e reputazionali
Come detto, un prodotto non accessibile espone l’azienda a contenziosi e multe amministrative, soprattutto se rientra nelle categorie soggette a obblighi di legge.
Agire proattivamente sugli adeguamenti normativi permette di prevenire danni alla reputazione derivanti da segnalazioni pubbliche o contenziosi legali.

4. Ottimizzazione dei processi interni
Quale occasione migliore di questa per creare un design system che sia alla base del prodotto aziendale?
Un design system ben strutturato centralizza e standardizza componenti, stili, pattern e comportamenti. Questo significa che le scelte legate all’accessibilità possono essere integrate alla radice direttamente nei componenti utilizzati (es. pulsanti con focus visibile, colori con contrasto adeguato), senza dover intervenire manualmente su ogni singola pagina o sezione del prodotto.

5. Posizionamento sul mercato
Investire nell’accessibilità non è solo una scelta etica o normativa, ma contribuisce al posizionamento competitivo dell’azienda. Prodotti digitali progettati per essere accessibili evidenziano un approccio attento, inclusivo e orientato alle esigenze degli utenti, fattori sempre più apprezzati da clienti, partner e investitori.
 
Come costruire un business case per l’accessibilità digitale?
Una volta chiari i motivi per cui investire nell’accessibilità, vediamo come poter strutturare un business case efficace.

1. Definizione degli obiettivi e delle metriche.
In prima istanza è utile chiarire qual è l’obiettivo da raggiungere: siamo di fronte ad un prodotto che stiamo progettando ex-novo oppure il tool è già esistente ed è necessario migliorarlo? Nel primo caso, l’accessibilità sarà integrata nel processo a partire dalla fase di design. Nel secondo caso sarà necessario procedere a step e sarà quindi utile fissare degli obiettivi (ad esempio “ridurre dell’80% le principali barriere di accessibilità del portale entro 6 mesi”) questo aiuterà a stimare costi, sforzi e ad avere visione collettiva della meta da raggiungere.

2. Strutturazione del team dedicato
Nella fase iniziale è necessario creare un team interno dedicato al progetto, composto ad esempio da designer per la progettazione del prodotto, developer per lo sviluppo e project manager per la definizione delle roadmap da seguire per raggiungere gli obiettivi prefissati.

3. Raccolta dei dati
Per rendere un business case sull’accessibilità più efficace, è fondamentale raccogliere dati ed evidenze concrete che ne dimostrino l’impatto. A questo proposito si possono usare:
– Dati su utenti e mercato, quantificando quanti utenti hanno esigenze legate all’accessibilità (es. disabilità, età avanzata) e mostrando il potenziale di inclusione.
– Benchmark dei competitor, analizzando il livello di accessibilità della concorrenza per evidenziare opportunità di differenziazione o rischio di restare indietro.
– Feedback reali, raccogliendo segnalazioni o richieste degli utenti, risultati di audit o test, per mostrare problemi attuali o miglioramenti possibili.

4. Evidenza del ROI o risultato atteso
Per rendere il business case più convincente, è fondamentale dimostrare il ritorno sull’investimento (ROI) dell’accessibilità, traducendo i benefici in metriche concrete e stime economiche, come ad esempio i ricavi derivanti da nuove opportunità di business, i costi evitati grazie a correzioni tempestive e la riduzione delle richieste di supporto e dell’insoddisfazione degli utenti.

5. Formulazione delle linee guida e del piano d’azione
Un business case efficace deve concludersi con una lista di linee guida e un piano d’azione chiaro. Questo aiuta a dimostrare la fattibilità del progetto e a ridurre l’incertezza per i decisori.

6. Parlare la lingua del business
È fondamentale prevedere le possibili obiezioni (es. “non è obbligatorio”, “non porta valore”, “è troppo costoso”) a cui si può rispondere anticipatamente con dati, esempi pratici e scenari concreti. L’obiettivo è eliminare incertezze, dimostrare il valore dell’investimento e rafforzare la credibilità della proposta.

In conclusione, l’accessibilità digitale nei prodotti B2B non può più essere considerata un aspetto secondario: è un fattore determinante per la competitività e la sostenibilità delle aziende. Chi sceglie di integrarla fin da subito si prepara a guidare un mercato sempre più inclusivo, dove l’esperienza utente è al centro. Al contrario, rimandare questo passo significa esporsi a rischi concreti, non solo in termini di perdita di opportunità ma anche di costi aggiuntivi per adeguamenti futuri.

Il messaggio è semplice: è il momento di agire. Analizzare lo stato di accessibilità delle soluzioni, diffondere consapevolezza nei team e definire un piano di intervento, anche graduale. Ogni progresso, per quanto piccolo, rappresenta un investimento nel tempo. Rendere i propri prodotti digitali accessibili significa andare oltre la conformità normativa: vuol dire innovare in modo responsabile, creare valore per le persone e rafforzare la propria posizione sul mercato. Scegliere l’accessibilità oggi significa costruire basi solide per un futuro più competitivo, equo e duraturo.


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Whistleblowing

L’Istituto del “Whistleblowing” è riconosciuto come strumento fondamentale nell’emersione di illeciti; per il suo efficace operare è pero cruciale assicurare una protezione adeguata ed equilibrata ai segnalanti. In tale ottica, al fine di garantire che i soggetti segnalanti siano meglio protetto da ritorsioni e conseguenze negative, e incoraggiare l’utilizzo dello strumento, in Italia è stato approvato il D.Lgs. n.24 del 10 marzo 2023 a recepimento della Direttiva (UE) 2019/1937 riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni.

Il decreto persegue l’obiettivo di rafforzare la tutela giuridica delle persone che segnalano violazioni di disposizioni normative nazionali o europee, che ledono gli interessi e/o l’integrità dell’ente pubblico o privato di appartenenza, e di cui siano venute a conoscenza nello svolgimento dell’attività lavorativa.

Segnalazione

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