Maurizio Primanni, CEO del Gruppo Excellence, è stato ospite di ‘Due di denari’, la trasmissione di Radio24 condotta da Debora Rosciani e Mauro Meazza.
Nel corso del suo intervento, Primanni è stato interrogato su diversi aspetti che sono al centro del suo ultimo libro, ‘La banca del terzo millennio’: dalle caratteristiche che la banca dovrà avere, al futuro legato alle banca digitale alle innovazioni ormai dietro l’angolo.
D. “Quali sono le caratteristiche della banca del terzo millennio? La scomparsa della ‘fisicità’ della banca è un qualcosa a cui dovremo abituarci?”
R. “Dal 2008, dalla crisi di Lehman Brothers, anche in Italia un terzo degli sportelli sono stati chiusi o con il tempo razionalizzati da altre parti. Ad oggi ci troviamo ad affrontare una situazione con una ridotta presenza territoriale da parte delle banche, una situazione che verosimilmente è desinata con il tempo ad acuirsi sempre di più. È quindi vero che dovremo abituarci ad avere un rapporto diverso con la banca del terzo millennio”
D. “Primanni lei nel suo libro dice che il futuro non appartiene esclusivamente alla banca digitale. Cosa è destinato a non scomparire?”
R. “Indubbiamente la banca del terzo millennio sarà più tecnologica. Tutti, complice anche quello che stiamo vivendo oggi, hanno preso sempre più confidenza con la tecnologia. Però bisogna tener conto di alcuni fatti, ovvero che l’Italia è un paese con una percentuale di popolazione in età avanzata piuttosto rilevante, popolazione che fa fatica ad avere a che fare con la tecnologia e con i nuovi servizi messi a disposizione dalle banche. Poi ci sono dei bisogni su cui l’intervento del consulente bancario rimane centrale: quando c’è da scegliere quale investimento fare, come allocare i propri risparmi, come finanziare investimenti importanti come ad esempio l’acquisto della prima casa e il relativo mutuo, definire come supportare la crescita di un’azienda. In questi ed altri casi la centralità dell’intervento del consulente rimane fondamentale.”
D. “Un’innovazione davvero disruptive per il sistema bancario quale potrebbe essere?”
R. “Si è parlato tanto negli ultimi anni del fenomeno delle fintech e di come potessero essere degli operatori che andavano ad erodere quote di mercato alle banche tradizionali, ma si è visto poi nel tempo che il fenomeno era fatto principalmente da startup, aziende che raggiungono quote di customer base, di clienti, molto significative che richiedono molti investimenti in advertising. Invece le Big Tech possono essere davvero un grande rischio per le banche: hanno una clientela molto più vasta rispetto a quella delle banche di ciascun paese o di grandi banche internazionali, hanno grandi capacità di investimento e sono più brave delle banche ad utilizzare la tecnologia, siccome nate con un DNA tecnologico. Il loro ingresso in alcuni comparti del settore bancario potrebbe essere davvero disruptive.”
D. “Stiamo vivendo un momento di grande riorganizzazione bancaria: continuano a crescere i grandi gruppi e le piccole banche spariscono dal territorio. Questo andrà a vantaggio di un sistema bancario che sarà sempre grande ma sempre più specializzato. È vero quindi che avremo sempre più ‘specializzazioni’ per le banca del terzo millennio?”
R. “Noi riteniamo che le banche del futuro saranno molto più connotate in modo specifico nel loro modo di proporsi ai clienti e con i riferimento ai bisogni che vogliono soddisfare. Oggi, se pensiamo al mondo bancario, è molto più fatto da un modello di offerta che si ripete in maniera più o meno omogeneo fra le varie banche, e la differenza la fa spesso la relazione, anche di lungo periodo che c’è tra la famiglia e la banca. La banca di domani dovrà invece guadagnarsi il cliente, focalizzandosi di più sui bisogni e cercando delle soluzioni di offerta diverse dai concorrenti e per far questo dovrà quindi specializzarsi negli ambiti in cui vuole operare. In effetti lo stiamo già vedendo, stanno nascendo banche che si focalizzano ad esempio sulle piccole imprese, sul credito ai privati. In Italia c’è poi il fenomeno delle banche-reti, le banche di consulenti finanziari, un fenomeno tutto italiano che ha però molto successo come testimoniano i risultati ottenuti negli ultimi anni.”
Ascolta l’intervista a Maurizio Primanni (a partire dal minuto 27 circa)