Articoli

Chat GPT: il prototipo di chatbot di cui parlano tutti

A cura di Andrea Bergonzi, Data Scientist di Dataskills

Sicuramente anche tu avrai sentito parlare di Chat GPT, il modello di linguaggio generativo che molti considerano la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale (e del machine learning).

Per capire cosa distingua questo prototipo di chatbot dalle numerose altre soluzioni apparentemente analoghe oggi disponibili, e dunque quali peculiarità facciano emergere Chat GPT tanto da renderlo una delle tematiche più calde del momento, dobbiamo fare un passo indietro e spiegare esattamente cos’è, come funziona e a cosa serve.

CHAT GPT: DI COSA SI TRATTA ESATTAMENTE?

Quando si parla di Chat GPT si dovrebbe fare riferimento alla cosiddetta “intelligenza artificiale conversazionale”, quantomeno in termini generali, per poi entrare più nello specifico degli strumenti di elaborazione del linguaggio naturale (Natural Language Processing).

Questo modello/prototipo che mescola abilmente diverse soluzioni di Machine Learning  nasconde la propria identità nell’acronimo GPT, ossia Generative Pre-trained Transformer. Ciò significa che il chatbot si propone come strumento potente e versatile grazie all’impiego di algoritmi avanzati di apprendimento automatico con il fine ultimo di generare risposte/contenuti del tutto simili a quelli “naturali”, ossia prodotti da un vero essere umano.

Sviluppato dalla società di ricerca OpenAI (un’organizzazione formalmente non profit di ricerca sull’Artificial Intelligence che si specializza nelle “AI amichevoli”) e rilasciato il 30 novembre 2022Chat GPT non si limita però a rispondere alle domande nel contesto di una semplice e basilare conversazione, come fanno di solito i chatbot: tra le sue capacità vi sono infatti quella di eseguire debug intervenendo sul codice, tradurre le lingue, realizzare classificazioni, spiegare specifici processi (come la stesura di un blocco di codice), ma anche formulare raccomandazioni, creare sintesi e riepiloghi di testo o addirittura scrivere contenuti tout-court, per esempio in risposta a richieste degli utenti o sulla base di specifici input.

La sua interfaccia conversazionale gli consente persino di riconoscere di aver commesso un errore o di rifiutare di soddisfare specifiche richieste o rispondere a particolari domande.

Non stupisce dunque che siano molti gli utenti che paragonano questa tecnologia addirittura a Google: la sovrapposizione di svariate funzioni tra quelle offerte dalle due soluzioni è infatti chiaramente visibile.

COME FUNZIONA CHAT GPT E A COSA SERVE

Il funzionamento di Chat GPT è, per molti versi, non dissimile da quello di qualunque altro sistema AI: comporta quindi una sorta di training attraverso grandi database di informazioni che vanno a costituire il “cervello” iniziale del chatbot.

Tuttavia, non ci si ferma qui: a differenza delle soluzioni analoghe che siamo ormai abituati a conoscere, o quantomeno della stragrande maggioranza di esse, Chat GPT non dispone di una limitata selezione di risposte automatiche pre-programmate ma ha l’abilità di rispondere in real-time a una domanda e di adattare linguaggio, tono di voce e contenuti alla conversazione, in modo quanto più possibile simile a quanto farebbe una persona in carne e ossa. Considerato il potenziale del Machine Learning applicato all’AI che guidano questa tecnologia, ci troviamo quindi di fronte a quello che potrebbe costituire la base per diventare in futuro una potenziale macchina intellettuale virtualmente onnisciente.

I risultati, nel bene e nel male, si vedono già: Chat GPT è attualmente stata vietata in varie università statunitensi e australiane perché veniva utilizzata per la scrittura di assignment o addirittura impiegata per la stesura di studi accademici. (È bene ricordare che i risultati che offre non sempre sono attendibili o citano le fonti,  quindi impiegata ciecamente rappresenta una tecnologia potenzialmente dannosa).

Ma è davvero possibile che l’espressività e la capacità di analisi di un chatbot somiglino in tutto e per tutto a quelle di un essere umano, al punto di diventare quasi indistinguibili da esse? Nel caso di Chat GPT, la risposta sembra essere sì, e la ragione risiede nel modello di Machine Learning incredibilmente sofisticato che sfrutta.

Al cuore di questo modello di Machine Learning, o per essere più precisi di Deep Learning c’è, come è facile intuire, di nuovo la mente umana: al suo sviluppo (organizzato su Cloud Azure di Microsoft) hanno infatti collaborato diversi studiosi in carne e ossa, dando vita a un mix tra “apprendimento supervisionato” (Supervised Learning) e “apprendimento per rinforzo” (Reinforcement Learning). Sono queste le basi del cosiddetto IstructGPT, il modello su cui Chat GPT si basa e che si differenzia da altri sistemi di apprendimento automatico proprio perché fortemente curato e allenato su una mole vastissima di contenuti testuali umani. 

I modelli Instruct derivano dall’originale GPT-3. Chat GPT si basa però su una versione implementata chiamata GPT3.5, e gli addetti ai lavori attendono ora con ansia la nuova versione, GPT-4, per un’accuratezza ed efficienza (teoricamente) ancora più marcate.

Ad oggi, la sola materia in cui Chat GPT è drammaticamente carente sembra essere la matematica, ma in considerazione dell’evoluzione della tecnologia, si tratta di un problema che verrà di certo risolto in tempi brevi.

QUALI SONO LE APPLICAZIONI (E I LIMIT) DI CHAT GPT?

Ora che abbiamo spiegato cos’è Chat GPT e in che modo si distingue dagli altri chatbot disponibili, possiamo evidenziare ulteriormente la sua unicità entrando nel merito delle potenzialità applicative, talmente numerose che ogni elenco sarebbe forse carente.

La premessa è che tutte le applicazioni che elencheremo a seguire (e che non sono che una parte di quelle possibili) possono essere svolte in lingue diverse, italiano incluso, mantenendo sempre il medesimo livello di qualità.

Oltre agli esempi che abbiamo elencato in apertura di articolo, possiamo menzionare le risposte basate sulle conoscenze esistenti o su quella che, tra essi umani, chiameremmo “intuizione” (o supposizione), il riassunto di contenuti complessi (sebbene piuttosto semplificato), le traduzioni Sql, il linguaggio naturale per l’API OpenAi, la creazione di tabelle a partire da testi lunghi, la spiegazione di codici Python in modalità comprensibili anche ai profani, la conversazione con gli utenti anche su argomenti ameni o astratti (in modo simile nell’idea che da sempre guida Siri, ma decisamente più evoluto nella pratica).

Chat GPT può inoltre formulare raccomandazioni, creare classifiche e illustrare lo svolgimento di determinati processi (agire quindi come un tutor), creare report e messaggi email per applicazioni di produttività, analizzare grandi set di dati ed estrarre alcune informazioni da essi, riepilogare notizie o storie, generare post per i social media, contenuti per i siti web o virtualmente qualunque altro tipo di medium e, in sintesi, lavorare al posto dell’essere umano – o in concerto con esso – per semplificargli la vita.

Ma si tratta davvero di una tecnologia infallibile? Ovviamente no!

Secondo questo interessante articolo pubblicato su Wired, il principale difetto di Chat GPT sarebbe infatti la… superficialità. A fronte di un’enorme potenzialità e, senza dubbio, anche di risultati per certi versi sconvolgenti, siamo ancora di fronte a un sistema imperfetto che presenta criticità ricorrenti.

Oltre a essere in grado di inventarsi tesi di sana pianta, e quindi di comunicare informazioni false, il chatbot può anche perpetrare involontariamente orribili pregiudizi (ne vediamo un esempio pratico in questo Twitter Thread) così come essere addirittura raggirato.

Ciò significa che, sebbene il sistema sia concepito per rifiutarsi di rispondere a determinate richieste – ad esempio offrire informazioni per compiere un’azione illegale – questi “protocolli di sicurezza” sono stati rapidamente aggirati, come è possibile scoprire più in dettaglio a questo link.

In tale scenario, è quindi assolutamente fondamentale non considerare Chat GPT come un sistema senziente nato per sostituire l’uomo, quanto piuttosto come uno strumento che, correttamente supervisionato, può interagire con esso.

Il suo enorme potere, così come i suoi limiti, devono essere compresi e accettati per modulare l’impiego del chatbot nel modo più efficace e virtuoso possibile, senza la pretesa che possa prendere il nostro posto in attività che richiedono non solo nozioni informative e cultura, ma anche sensibilità, esperienza ed empatia.

EGGI ANCHE – Intelligenza artificiale e sport: gli scenari da tenere d’occhio

Whistleblowing

L’Istituto del “Whistleblowing” è riconosciuto come strumento fondamentale nell’emersione di illeciti; per il suo efficace operare è pero cruciale assicurare una protezione adeguata ed equilibrata ai segnalanti. In tale ottica, al fine di garantire che i soggetti segnalanti siano meglio protetto da ritorsioni e conseguenze negative, e incoraggiare l’utilizzo dello strumento, in Italia è stato approvato il D.Lgs. n.24 del 10 marzo 2023 a recepimento della Direttiva (UE) 2019/1937 riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni.

Il decreto persegue l’obiettivo di rafforzare la tutela giuridica delle persone che segnalano violazioni di disposizioni normative nazionali o europee, che ledono gli interessi e/o l’integrità dell’ente pubblico o privato di appartenenza, e di cui siano venute a conoscenza nello svolgimento dell’attività lavorativa.

Segnalazione

(*) Campi obbligatori