di Giulia Lisco, Junior Training Specialist – Excellence Education
Quante volte abbiamo sentito parlare di motivazione? Quante volte ci è stato detto che per raggiungere un obiettivo bisogna essere motivati? Nel contesto socioculturale in cui viviamo ci viene spesso proposta la retorica secondo cui la motivazione è alla base del successo: volere è potere.
Ma è sempre così? Cosa è che distingue davvero una persona di successo?
La risposta a queste domande non è semplice né immediata, per trovarla partiamo dalle fondamenta: dal concetto di motivazione.
Secondo il professore Robert Franken (2007), il termine motivazione si riferisce alle modalità con cui le nostre azioni vengono avviate, indirizzate e portate a termine. Di fatto, è la ragione per cui un determinato comportamento viene mantenuto attivo e indirizzato verso un obiettivo preciso.
Secondo lo psicologo Maslow esistono tre categorie principali di motivazioni: biologiche, dettate dalla ricerca di stimolazione e apprese.
Le prime, come dice il nome stesso, sono basate su necessità biologiche che ciascuno di noi deve soddisfare ai fini della sopravvivenza (per esempio fame, sete, sonno ecc.).
Le seconde esprimono il bisogno umano di stimolazione e informazione (per esempio l’esplorazione, la curiosità, ecc.).
Le ultime, le motivazioni apprese, sono quelle che possono spiegare una grande varietà di comportamenti umani e rispondono a bisogni appresi, ossia acquisiti attraverso esperienze, relazioni e cultura, a bisogni di potere, di desiderio di stare con gli altri, di sicurezza e di realizzazione.
La categoria che più ci interessa approfondire per rispondere ai nostri interrogativi è l’ultima, le motivazioni apprese.
A loro volta possiamo distinguerle in motivazioni sociali e motivazioni all’autorealizzazione.
Le motivazioni sociali vengono apprese attraverso la socializzazione e il condizionamento degli altri. Alcuni esempi sono: la competizione, lo status sociale, l’approvazione, il potere.
Le motivazioni all’autorealizzazione fanno invece riferimento al desiderio di corrispondere a uno standard di eccellenza interiorizzato (McClelland, 1961). Questo tipo di motivazione può essere riscontrato in persone molto affermate in determinati ambiti, per esempio l’arte, la musica, lo sport, soggetti che amano le sfide in cui mettere alla prova le proprie capacità.
Fatta eccezione per le motivazioni biologiche, tutte le alte categorie precedentemente citate hanno al loro interno spinte di tipo estrinseco o di tipo intrinseco. Le motivazioni legate a fattori estrinseci hanno origine da elementi esterni, quali uno stipendio, un premio, un bel voto.
Quelle legate ai fattori intrinseci, invece, hanno origine da elementi interni all’individuo, ad esempio migliorare le proprie capacità o provare un senso di piacere nel portare a termine un’attività.
Qual è dunque la chiave per il successo?
Potremmo definirla una “motivazione calibrata”.
Ovvero una motivazione che sia innanzitutto consapevole delle sue spinte motrici e che si concentri, principalmente, su quelle intrinseche, legate a interessi, passioni e sensazioni positive.
All’inizio, le motivazioni con spinte estrinseche possono essere fondamentali per poter avviarci verso un obiettivo. Tuttavia, capire quali sono le nostre motivazioni intrinseche, e dar loro la giusta rilevanza, ci aiuta a raggiungere più facilmente gli obiettivi, risolvere problemi complessi e ad avere idee innovative, facendoci sentire più gratificati.
Esistono diverse strategie per poter migliorare la motivazione con spinte intrinseche nel contesto lavorativo, vediamone alcune:
- Definire degli obiettivi chiari, allineati con le proprie competenze e capacità per evitare di incorrere da un lato in uno stato di ansia e dall’altro in uno stato di noia
- Richiedere un feedback continuo per evidenziare i propri miglioramenti e contribuire a un senso di gratificazione
- Costruire delle relazioni sociali di qualità all’interno dell’ambiente lavorativo come incentivo per migliorare la propria performance in virtù del raggiungimento di un obiettivo comune
- Valorizzare i momenti di autonomia nello svolgimento delle proprie mansioni così da percepire di star fornendo personalmente un contributo attivo e di valore
- Tenere traccia delle attività portate a termine per visualizzare il proprio percorso verso il raggiungimento dell’obiettivo più grande
Per concludere, ognuno di noi attiva delle motivazioni che fungono da spinte motrici alla base dei comportamenti.
Perché queste siano veramente efficaci, occorre prendere consapevolezza e sfruttare le spinte intrinseche, proprie di ciascuno di noi, che ci permettono di raggiungere gli obiettivi in modo più semplice e con un maggior livello di gratificazione.
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