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Instructional Design: istruzioni per l’uso

di Armando Palatella, Training Specialist, Excellence Education


Il termine Instructional Design (ID) si riferisce comunemente a un processo di “architettura” delle esperienze di eLearning, e cioè come veicolare contenuti ed esperienze formative in modo coinvolgente ed efficace attraverso i diversi strumenti tecnologici, hardware e software, a disposizione.

Il suo utilizzo originario, risalente agli USA della metà del XX secolo, è descritto da Wright (2012) come “il processo di pianificazione e implementazione sistematica e professionale dell’istruzione o della formazione”; nella sua definizione originale si riferisce dunque a tutto l’insieme delle attività che stanno alla base di un progetto formativo, multimediale ma non solo.  Questa definizione è stata interpretata sia in modi più restrittivi che più ampi, partendo dalla pianificazione di un’esperienza formativa e includendo progressivamente la costruzione dei contenuti, limplementazione di un sistema o programma in un dato contesto e la relativa valutazione dei risultati, fino alla manutenzione e alla gestione dei sistemi o programmi formativi, in un’ottica di miglioramento continuo.

Questa schematizzazione porta con sé una riflessione: la formazione efficace è raggiunta solo tenendo conto di tutti i fattori rilevanti (persone destinatarie, fattori ambientali) in maniera sistematica.

L’Instructional Design è applicabile a tutti i tipi di istruzione e formazione multimediale. Si tratta di un processo ampio che coinvolge più professionisti: designer di testi, designer di media, programmatori di software, esperti di materia e specialisti della formazione e attività che includono la gestione del personale e dei progetti.

Vediamo ora come è nato e come si è evoluto il concetto di ID.

A partire dagli anni ’20, col primo riferimento, da parte di Tyler in “Objectives for Learning” (1992), si sono susseguite una serie di applicazioni dei principi di apprendimento legati alle teorie psicologiche più diffuse, fino a definire due obiettivi cruciali a cui ambire: formare più persone possibile nell’unità di tempo e individuare e utilizzare i mezzi più efficaci (come media e/o esercizi pratici). Il concetto dell’ID viene meglio esplorato da Gagnè che, nel 1965, pone le basi per una teoria finalizzata a “proporre una relazione razionalmente fondata tra gli eventi didattici, i loro effetti sui processi di apprendimento e i risultati da essi prodotti”.

Sulla base di queste premesse teoriche, alla base di ciò che sappiamo sull’apprendimento umano, sono stati proposti diversi modelli, fino a convergere in una cornice comprensiva indicata dall’acronimo ADDIE:

  • Analysis, l’analisi di bisogni, obiettivi e contesto;
  • Design, progettazione schematica dei risultati della formazione;
  • Development, realizzazione concreta delle scelte di progettazione;
  • Implementation, realizzazione di quanto sviluppato in un contesto reale, come quello online, in condizioni controllate e includendo un esame critico;
  • Evaluation, valutazione dell’impatto sulle persone destinatarie della formazione.

L’ADDIE rappresenta i pilastri sui quali si innestano gli step per implementare un processo di Instructional Design:

  1. Analizzare le necessità
  2. Identificare obiettivi
  3. Sviluppare un progetto
  4. Creare uno Storyboard
  5. Sviluppare un prototipo
  6. Sviluppare il Training
  7. Occuparsi della Delivery
  8. Valutare l’impatto

Oltre questi concetti, è bene tenere a mente di dover sempre sapersi adattare al contesto specifico in cui viene condotto.

Lo status quo dell’ID e delle sue applicazioni all’e-learning non ha visto, negli ultimi anni, cambiamenti significativi di principi e metodi generali. Tuttavia, ci sono alcune sfide importanti per la teoria, la ricerca e lo sviluppo futuri. Vediamone alcune:

  • Puntare ad obiettivi di apprendimento integrati, per conseguire competenze complesse, di ordine superiore e fortemente trasferibili.
  • Sviluppare tecniche di analisi più efficaci per integrare le conoscenze individuali e le risorse necessarie a ottenere, archiviare ed elaborare le informazioni in strumenti digitali.
  • Promuovere la progettazione sistematica degli e-learning di gruppo.
  • Formare efficacemente gruppi altamente eterogenei (per esempio per conoscenze e competenze pregresse, diversità culturale, generazione) e con scarsa motivazione.
  • Sviluppare forme di valutazione più efficaci. Spesso si sottovaluta la necessità di una valutazione per soluzioni ID efficienti.
  • Incorporare l’Intelligenza Artificiale, per una maggiore personalizzazione.
  • Infine, strutturare una base teorica sempre più comprensiva della complessità in cui operiamo, navigando grandi quantità di informazioni da ogni dove.

Ad oggi, è cruciale accogliere la sfida di creare esperienze formative che si adeguino ad una diversità sempre crescente di modi di apprendere, setting e contesti, sviluppando e applicando all’e-learning modelli di ID sempre più efficaci.

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Whistleblowing

L’Istituto del “Whistleblowing” è riconosciuto come strumento fondamentale nell’emersione di illeciti; per il suo efficace operare è pero cruciale assicurare una protezione adeguata ed equilibrata ai segnalanti. In tale ottica, al fine di garantire che i soggetti segnalanti siano meglio protetto da ritorsioni e conseguenze negative, e incoraggiare l’utilizzo dello strumento, in Italia è stato approvato il D.Lgs. n.24 del 10 marzo 2023 a recepimento della Direttiva (UE) 2019/1937 riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni.

Il decreto persegue l’obiettivo di rafforzare la tutela giuridica delle persone che segnalano violazioni di disposizioni normative nazionali o europee, che ledono gli interessi e/o l’integrità dell’ente pubblico o privato di appartenenza, e di cui siano venute a conoscenza nello svolgimento dell’attività lavorativa.

Segnalazione

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