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Maurizio Primanni sul mensile Bluerating: “Nel risparmio gestito serve uno sforzo per far comprendere l’importanza della diversificazione”

Articolo pubblicato sul numero di ottobre del mensile Bluerating, a cura di Matteo Chiamenti

“C’era una volta il gestito”. Probabilmente il genio di Sergio Leone avrebbe utilizzato questo titolo per un ipotetico film destinato a raccontare lo scenario che il mondo della consulenza finanziaria italiana sta vivendo in questo 2023. Questa volta però di Robert De Niro disteso e inebriato dall’oppio non vi è traccia, ma qualcosa è comunque andato in fumo: stiamo parlando di oltre 9 miliardi di curo, la differenza in negativo di raccolta in prodotti di risparmio gestito rispetto al 2022. Una cifra, quella sopracitata, che non è indice di una crisi sistemica, almeno per ora, ma che riflette un dato di fatto inopinabile: considerato che il volume complessivo di afflussi netti tra gennaio e luglio 2023 (28 miliardi di euro) sostanzialmente equivale, sebbene in lieve calo, a quello registrato l’anno precedente nel periodo corrispondente (28,8 miliardi), vi è stato un vero e proprio stravolgimento nella composizione degli apporti, il tutto a vantaggio di titoli e liquidità (l’amministrato nel 2023 ha portato a casa oltre 26,3 miliardi, contro i quasi 28 del 2022).

Vecchio amore
La spiegazione più accreditata tra gli addetti ai lavori in riferimento a questa così netta differenza di composizione del portafoglio, vede come elemento portante la combinazione tra scarse performance del gestito nel 2022 e rendimenti allettanti per Btp e conti deposito: risultato, i clienti dei consulenti hanno mollato i fondi, prediligendo il vecchio amore tutto italiano per obbligazioni e liquidità. Questo trend ha coinvolto buona parte dei big del settore e i numeri relativi agli afflussi tra gennaio e luglio 2023 sono lì a mostrarcelo: considerate le undici realtà che comunicano mensilmente i dati ad Assoreti, ben quattro hanno un saldo in negativo, compreso il principale gruppo italiano, Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking, che vede deflussi superiori a 1,6 miliardi di euro.

Solo due società, precisamente Banca Mediolanum e Allianz Bank FA, sono riuscite a superare il miliardo di raccolta in gestito, nel dettaglio 1,6 miliardi per la squadra di Massimo Doris e 1,2 per i professionisti guidati da Paola Pietrafesa. Ma qual è invece l’impatto potenziale di questa dinamica sui conti dei protagonisti del mercato? A offrirci diversi spunti su questo tema è un’analisi offertaci in esclusiva da Excellence Consulting.

Fee in calo
Stando ai numeri evidenziati dalla società di ricerca, la forte crescita della raccolta netta in amministrato si è registrata in particolare nell’ultimo semestre 2022 e a ruota, come abbiamo visto, nel primo semestre del 2023, per un totale a livello di mercato di 45 miliardi di euro (pari al 6% dell’aura) nei 12 mesi; questi dati hanno portato nello stesso periodo a una contrazione delle commissioni nette pari a 91 milioni di euro per il mercato (considerando il perimetro Assoreti), di cui 72 milioni riferibili alle prime quattro realtà del settore per asset in gestione, cioè Fideuram ISPB, FinecoBank, Banca Mediolanum e Banca Generali. Per fortuna, almeno sul breve termine, questa discesa nei ricavi verrà ampiamente ricompensata dalla netta ascesa delle entrate derivanti da margine d’interesse, ma lo scenario di prospettiva non può non impensierire, specie pensando a quanto queste ultime voci di bilancio siano ancorate alle politiche della Bce sui tassi.

Insomma, un problema sta nascendo, ma se non altro il tempo per correre ai ripari c’è; compito dell’industria, come sempre, riuscire a tradurre in opportunità gli ostacoli di un mercato e di una società decisamente liquidi. In tutti i sensi, compresa la visione di Bauman.

Ritorno alle origini
Al fine di dare un’ulteriore chiave di lettura alla ricerca di Excellence Consulting, BLUERATING ha contattato Maurizio Primanni, ceo della società:
“La raccolta sviluppata dalle banche aderenti ad Assoreti nel primo semestre di quest’anno è del tutto peculiare e non trova riscontro in quanto accaduto negli ultimi 13 anni: dal 2010 infatti mai era successo che la raccolta netta fosse composta quasi interamente da titoli di Stato perlopiù e titoli obbligazionari per una parte minore. La raccolta amministrata oramai equivale a oltre il 20% del totale della ricchezza finanziaria gestita dalle società aderenti ad Assoreti, e il suo peso è aumentato di sette punti percentuali rispetto al primo semestre dello scorso anno. Continuando con questo passo, per la fine del 2025 avremmo la raccolta amministrata come prima asset class gestita dai consulenti finanziari e conseguentemente un portafoglio dei loro clienti mediamente più rischioso e fortemente correlato agli andamenti economici e finanziari del nostro paese.
I dati ci dicono che dal primo semestre 2022 al primo semestre 2023 per ogni punto percentuale di incremento dell’asset class amministrata i ricavi per commissioni nette si sono ridotti dello 0,6%; ciò vuol dire che alla fine del 2025 avremmo anche ridotto i ricavi dell’industria per commissioni nette di almeno un 15%, pari a oltre 350 milioni di euro”.

Istruire i clienti
Al momento questa previsione, come abbiamo visto, non desta preoccupazione perché le banche possono far fronte ai minori ricavi da commissioni con i maggiori introiti derivanti dal margine di interesse, ma cosa potrebbe accadere il giorno in cui i tassi dovessero rientrare? Primanni ha in mente una soluzione: “Forse è il caso che l’industria e i consulenti riscoprano i propri basics, tra i quali la capacità di far comprendere ai clienti il valore dell’investimento in prodotti diversificati e il rischio di mettere tutte le uova nello stesso paniere, soprattutto quando parliamo di titoli di Stato. Servirà uno sforzo comune di mandanti e consulenti di back to basics; in fondo quest’industria è nata proprio proponendo i fondi di investimento come alternativa valida e meno rischiosa rispetto all’investimento dei titoli. Credo poi che anche gli asset manager dovrebbero fare la loro parte rendendo disponibili ai consulenti dei prodotti che li aiutino a far ragionare í clienti, i money market funds americani sono un buon esempio a cui guardare”.

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Whistleblowing

L’Istituto del “Whistleblowing” è riconosciuto come strumento fondamentale nell’emersione di illeciti; per il suo efficace operare è pero cruciale assicurare una protezione adeguata ed equilibrata ai segnalanti. In tale ottica, al fine di garantire che i soggetti segnalanti siano meglio protetto da ritorsioni e conseguenze negative, e incoraggiare l’utilizzo dello strumento, in Italia è stato approvato il D.Lgs. n.24 del 10 marzo 2023 a recepimento della Direttiva (UE) 2019/1937 riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni.

Il decreto persegue l’obiettivo di rafforzare la tutela giuridica delle persone che segnalano violazioni di disposizioni normative nazionali o europee, che ledono gli interessi e/o l’integrità dell’ente pubblico o privato di appartenenza, e di cui siano venute a conoscenza nello svolgimento dell’attività lavorativa.

Segnalazione

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