Articoli

Il “gioco” della consulenza

Di Maurizio Primanni, CEO del Gruppo Excellence, e Mario Morelli, CEO di Excellence Education

Ha detto qualche tempo fa molto bene Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia: “Ulteriori progressi – ha sostenuto parlando di crescita del Paese e di investimenti finanziari – potranno essere ottenuti solo se tutti saranno consapevoli di quanto importanti siano gli investimenti in consulenza e formazione, che abbraccino non solo la vita scolastica ma tutta quella lavorativa”. L’intervento del titolare di Palazzo Koch è, oltre che pienamente condivisibile, fondamentale perché fa capire che il mondo finanziario richiede un paradigma che possiamo definire dell’economia della conoscenza, per rifarsi all’espressione coniata da Peter Drucker con la quale si intende l’utilizzo delle informazioni per generare valore, con particolare attenzione a natura, creazione, diffusione, trasformazione, trasferimento c utilizzo delle stesse in ogni loro forma.
Tale visione del mondo finanziario a ben vedere ha un significato molto rilevante perché in un certo senso rilancia la funzione sociale che hanno sempre avuto la banca e la finanza nel difendere il risparmio e indirizzarlo verso l’economia reale. Pensiamo al valore per il nostro paese di organizzazioni come le fondazioni bancarie o come gli istituti di credito cooperativo, spesso di ispirazione cattolica e, se non altro all’origine, con una forte motivazione ideale, e come hanno contribuito alla crescita dell’economia, delle imprese e della società più in generale.

EDUCARE GLI ITALIANI AGLI INVESTIMENTI
Da tempo le nostre istituzioni finanziarie, da Bankitalia a Consob, sottolineano la necessità di insegnare agli italiani la cultura dell’investimento, di cui oggi più che mai c’è bisogno. Per una banca, una rete o un’organizzazione finanziaria investire nella formazione significa educare prima di tutto i propri dipendenti e consulenti, affinché essi siano poi in grado di educare i clienti. Pensiamo che cosa hanno rappresentato nel passato gli uffici studi e le scuole di formazione delle più grandi banche del nostro paese; essi facevano vera e propria ricerca finanziaria, avendo stretti contatti col mondo accademico e realizzando lavori spesso di valore internazionale. Attualmente tutto ciò sembra venuto meno. Nelle banche continuano ad esistere degli uffici studi che spesso producono lavori di tutto rispetto, ma il loro prestigio internazionale non ci sembra al livello del passato. Le scuole di formazione rappresentano importanti voci di investimento nei bilanci degli istituti di credito, ma la formazione continua ad essere realizzata con modalità non dissimili da quanto accadeva nell’immediato dopoguerra, quando tablet e smartphone non erano neppure un miraggio.

FORMAZIONE FINANZIARIA INNOVATIVA
C’è una forte domanda in questo senso. Non solo le giovani generazioni, ma anche gli adulti e la fascia di anziani più acculturati manifestano notevole interesse nell’apprendimento di conoscenze sugli investimenti finanziari con modalità innovative. È l’appello del governatore Visco, che auspica una sorta di formazione finanziaria continua, che vada ben oltre quella scolastica (va qui ricordato che il taglio maggiormente economico/finanziario che hanno assunto le scuole superiori di ragioneria rispetto a quelle di un tempo, sono un passo in avanti importante), estendendosi — ricorda Visco — a tutta l’età lavorativa, quella in cui un salariato dispone di uno stipendio da destinare in parte a risparmio e investimento. Per giunta siffatta richiesta di formazione asseconda la normativa Mifid Il, che ha come uno dei punti fondamentali della sua impalcatura la consapevolezza e la responsabilità sia del consulente che del cliente: il primo deve informare il secondo in modo trasparente, il secondo non può accampare più alibi qualora sia insoddisfatto dell’andamento e delle performance del prodotto che ha scelto.

DAL FINTECH ALL’EDU-GAMING
La tecnologia può essere utilizzata anche per innovare le modalità di formazione. Una delle applicazioni più evolute è l’Edu-gaming, che come noto applica le logiche del gioco allo sviluppo personale e professionale e sta riscontrando una buona diffusione su ambiti quali l’educazione finanziaria dei clienti, l’evoluzione della cultura e dei processi aziendali, il consolidamento multilivello delle competenze, l’ingaggio delle risorse e la retention dei talenti. Il potenziale di applicazione è comunque molto più esteso. Alcune organizzazioni come Intesa Sanpaolo, Generali Assicurazioni e Azimut stanno iniziando a sperimentare con successo iniziative importanti in questa direzione. L’Edu-Gaming ripropone il gioco in un ambito conviviale che facilita lo scambio di conoscenze e l’apprendimento. Nella realizzazione di prodotti di Edu-Gaming finanziario subentrano contributi ed esperienze che provengono, oltre che dall’ambito finanziario e da quello grafico/informatico, anche dalla pedagogia, dalla psicologia fino all’intelligenza artificiale. I contenuti finanziari, basilari, devono essere proposti in modo semplice, chiaro, diretto e interattivo, il che non è facile per le organizzazioni bancarie e finanziarie italiane, come abbiamo sottolineato più volte anche da queste colonne.
Per questo, è opportuno sviluppare l’Edu-gaming a partire da alcuni elementi chiave: la storia, scenografia virtuale dell’esperienza Indica; il viaggio, percorso di gioco avvincente e dinamico; i giochi, tipologie di quiz, calibrati sugli obiettivi formativi; la premiazione, anche di natura simbolica, dei giocatori con le migliori prestazioni; il feedback finale dei partecipanti, tramite survey o altri strumenti idonei, utile a definire i successivi sviluppi dell’Edu-gaming.
Un mix sapiente di questi elementi consente di mantenere un elevato ingaggio e una partecipazione al gioco attiva nel tempo. Il vantaggio e il presupposto da cui partire per approntare queste soluzioni è che il cliente, al centro di questo processo formativo, vuole, come asseconda l’intuizione del governatore Visco, essere informato e protagonista consapevole dell’investimento e tutto ciò in ultima analisi risponde efficacemente a quella visione olistica, che mette al centro il cliente, la sua famiglia, le sue aspirazioni e i suoi desiderata, di cui siamo fautori.

LEGGI ANCHE – Accelerare il business puntando sulle risorse umane

Whistleblowing

L’Istituto del “Whistleblowing” è riconosciuto come strumento fondamentale nell’emersione di illeciti; per il suo efficace operare è pero cruciale assicurare una protezione adeguata ed equilibrata ai segnalanti. In tale ottica, al fine di garantire che i soggetti segnalanti siano meglio protetto da ritorsioni e conseguenze negative, e incoraggiare l’utilizzo dello strumento, in Italia è stato approvato il D.Lgs. n.24 del 10 marzo 2023 a recepimento della Direttiva (UE) 2019/1937 riguardante la protezione delle persone che segnalano violazioni.

Il decreto persegue l’obiettivo di rafforzare la tutela giuridica delle persone che segnalano violazioni di disposizioni normative nazionali o europee, che ledono gli interessi e/o l’integrità dell’ente pubblico o privato di appartenenza, e di cui siano venute a conoscenza nello svolgimento dell’attività lavorativa.

Segnalazione

(*) Campi obbligatori